I Monti Martani, memoria e bellezza da navigare

C’è qualcosa bello come il mare? Sì, i profili delle montagne che si accavallano come le onde, in lontananza. Verdi brillanti, poi cupe. E ancora più scure, fino al blu. E sopra… sopra un cielo azzurro, spezzato dalle nuvole gonfie bianche e grigie.

Non sono le vette alpine, non hanno asprezze, non sono un mare in tempesta. Sono un invito a muoversi, a salpare, a scoprirne i segreti. Perché, nella loro dolcezza, ne conservano tanti.

I Monti Martani sono un concentrato d’Umbria. O forse sono qualcosa di diverso: non sono la valle umbra, non sono la montagna umbra. Sono un’isola al centro della regione che sta al centro d’Italia, che per tanti secoli è stata al centro del mondo.

Un massiccio isolato, dicono i geologi. E se li guardi dalla conca ternana, forse sì, avverti che la definizione è giusta. Lo capisci osservando i contrafforti della montagna di Cesi, lo sperone di Sant’Erasmo.

Cambi punto di vista e come spesso capita da queste parti, cambia anche la sensazione: se i Martani li guardi da Todi, o da Acquasparta, l’impressione che ti danno è un’altra. Ti sembrano davvero un’isola emersa dal Mediterraneo. Le cime morbide, sinuose come le curve di una donna del Sud. La vegetazione fitta, di lecci e di macchia mediterranea…

Ma se cambi ancora punto di vista e li guardi dal loro interno, ecco un’altra sorpresa: scopri montagne e cime che dalla valle non avresti immaginato. Boschi, sorgenti, caverne, faggete, pinete, leccete. Ma qua e là anche i segni dell’uomo che ci passa e ci abita da tremila anni.

Le antiche vie delle pecore. Le grida dei pastori di oggi. I segni dei secoli più remoti, i templi degli umbri, le città e le ville dei romani. La via Flaminia. I castelli e gli insediamenti longobardi. Le abbazie benedettine. I sentieri di san Francesco, le sue grotte, i suoi romitori. Le tracce delle lotte tra Guelfi e Ghibellini. I castelli dei Templari. I sogni del Rinascimento a cavallo tra scienza ed esoterismo. I nascondigli dei briganti…

E i segni degli uomini d’oggi che riscoprono il legame con questa terra. Legame mai interrotto. Un’agricoltura che punta alla qualità. Le pendici dei monti ricoperte da vigneti (Montefalco e Todi…) e da oliveti (Giano e Cesi). La gente della campagna che apre le porte agli ospiti, per condividere il gusto di una qualità della vita dimenticata nelle città, ma non nel profondo dell’animo di ognuno. Le manifestazioni storiche e religiose che riecheggiano la grandezza del passato e fortificano i legami delle comunità.

I Monti Martani sono attraversati da una fitta rete di sentieri, di sterrate, di strade che possono essere percorse, o meglio “navigate” a piedi, come San Francesco otto secoli fa, ma anche in bici e perfino in auto…ma lentamente, perché la velocità non è richiesta da queste parti.

Lascia un commento